21/09/11

PROFONDA ROMANTICA INCOMPIUTA

Nel seminterrato del palazzo Mardumi stava un piccolo appartamento, dove... no, non lo so qual'era l'appartamento, non ci sono mai stato e neanche so di nessuno che mai ci si sia trovato davvero, ormai da troppo tempo tutti hanno dimenticato dove fosse e quale fosse il campanello in questione. E del resto non ha importanza, perchè tanto la storia non parla del palazzo, o forse meglio parla di un non palazzo...

Comunque, viveva un uomo, sordo come una nuvola e dal pensiero leggero come il mare, che tutti chiamavano Nathan, il pazzo, perchè un po' per scelta e un po' perchè tanto non capiva un cazzo, non stava molto in mezzo alla gente, e si era rintanato in quel sottoscala umidiccio, un po' discosto dagli altri appartamenti, che aveva in compenso un pregio unico: lì dentro lui era da solo. Non pensate che fosse un eremita, si impegnava anche, poverino, ogni tanto provava a parlare, a inserirsi in un discorso, discorsi facili, sempre uguali, da scala di servizio, ma va da sè che essendo sordo molto raramente azzeccava la battuta o perlomeno l'argomento giusto. E pazzo anche perchè a lui gli piaceva stare nudo. Che bei momenti, quando la portinaia non lo vedeva, a correre su e giù per le scale, sballonzolando in libertà, e che emozione sentire i primi passi giù sul pianerottolo, e correre, correre a casa con la paura di essere scoperto...

Era fatto così, andava in giro bello contento a palle all'aria, ma fatto sta che un po' gli dava fastidio che tutti incontrandolo gli urlassero " COPRITI!" e "VERGOGNA!!!" e alla fine anche quando si copriva gli sembrava sempre che parlassero male di lui.

Qualche piano più su, nello stesso palazzo, viveva una ragazza che si chiamava Estai.... eh, anche il nome vero in realtà non si sa, perchè il giorno del suo battesimo, quando il padre le aveva dato il nome, non appena in chiesa la immersero nell'acquafonte, la bambina incominciò a parlare. "MIRACOLO!!!" "MERAVIGLIA!" Erano tutti contenti, e intanto la bamina continuava a parlare, avava iniziato allora e non smise più. Quindi il suo nome fu subito dimenticato, perchè dopo pochi giorni tutti, mentre le erano intorno, partivano con: "E STAI un po' zitta, cazzo!" e questo fu il nome che la piccola imparò. Essendo un po' scomodo e troppo lungo, le rimase il nome di ESTAI.(Le donne della sua famiglia stanno ancora ringraziando il cielo perchè a nessuno era venuto in mente di dirle: "CAZZO, STai un po' zitta!!", e si capisce che avrebbe vissuto ben peggio).

Estai era bellissima, fresca, gioiosa, ma era nata cieca. E poi ovviamente rompeva un po' i coglioni perchè non stava mai zitta, era anche impossibile risponderle perchè parlava sempre.

Comunque, un brutto giorno il C. C. A.(Comitato Condomini Associati) decise di cacciarla dal palazzo, perchè nessuno riusciva più a sopportarla. Il piano per liberarsi di lei fu deciso, crudeltà infinita, (però pensiamo anche a lui, anni e anni senza un secondo di silenzio) da suo padre, che così parlò: "Allora, Estai è tanto buona e gentile, se io le chiedo una cosa, di certo la farà: la manderò a prendermi le sigarette in piazza, così si perde, non trova la strada per tornare a casa, e tanti saluti!! Cazzo che idea eh? I Fratelli Grimm a me mi fanno una sega!" (era molto fine il padre di Estai). "Mandiamocela di notte, così si perde meglio!" esclamò il Presidente. "Ma sei coglione, tanto è cieca!" disse una voce, e il Presidente fu destituito. Cammina cammina, la ragazza si avventura per le scalette della palazzina, arriva in fondo e gironzola chiedendo per il tabacchino una decina di minuti, ma poi, per il bene della storia, scende una scaletta e dove va finire? Eccola lì che si schianta contro la porta del seminterrato di Nathan, che però ovviamente non la sente. "Scusi scusi ma io son nata così cosà, poi dovevo andare a prendere le sigarette per mio padre che... ma lo sa che mio nonno c'aveva un cappello che poi......" e giù a parlare...

Si allontana un pochino, vaga tondo a tondo, ma gira che ti rigira, saliscendi per scendisali, davanti a quel bugigattolo ci si ritrova un'altra volta. E si schianta nella finestra, si strabalta sul tavolo che si rompe in due, fa cadere una lampada che dà fuoco alle tende e pesta un piede a Nathan, che finalmente se ne accorge, tira giù un paio di bestemmie e spegne l'incendio.

Poi si volta verso l'ospite dall'entrata ad effetto, e la guarda estasiato, lei sembra un angelo, meravigliosa, una stella caduta dal cielo. "Tanto! quell e tende, mi faceevan ; schifo" [Peccato che al momento giusto non ti vengano mai delle battute decenti.] E intanto Estai giù a parlare, "della nonna che aveva le tende anche lei ed eran fatte così cosà...." "Scusi sa ma se parla, così veloce, non: le sto? dietro. sa, io ! son sordo!!" (Da sordi non è mica facile metter la punteggiatura nel discorso diretto). Nathan cercava di starle dietro, di sembrare brillante, eppure 'sta ragazza gli sembrava così strana... "Ma lei è cieca! Mi sembrava,, una scelta particolare' la capriola dalla finestra..." abbozzavava un approccio, ma era tutto era così strano, l'atmosfera permeata di sentimenti mai provati, odore come di macchina nuova, incarto di cellophane del suo amore intatto ed integro, puro respiro. E poi si guardarono, cioè lui la guardò e lei lo annusò e ascoltò il suo respiro e immaginò il suo volto.

"Se è sordo, lui di sicuro non mi odierà se parlo sempre! Ed è così gentile!" e, pensandolo, si avvicinò a lui.

"Se è cieca, non mi romperà i coglioni se sto nudo!" pensò lui.

E le prese la mano.

All'improvviso le loro anime si fondono e lei vede con gli occhi di lui e lui sente con le orecchie di lei, e lei tace e lui parla e lei ascolta e se per tutta la vita lui aveva sbagliato argomento adesso lo azzecca come nessuno c'ha mai azzeccato, e il suo cuore batte un amore infinito fatto di terra di fuoco e di mare e le sue parole lo gridano in rima in prosa in poesia, e non c'è mai stato un discorso più bello, nè mai ne verrà uno uguale.

Cadono a terra, stremati, sfiancati da una gioia troppo grande perchè il cuore la possa sopportare, da un amore troppo perfetto, istantaneo.

Quando si svegliarono il mattino dopo erano ancora intorpiditi, inebriati da quell'amore perfetto, dalla sensazione che aveva lasciato sui loro corpi, rendendosi conto con meraviglia che, alla fine, avevano ancora le mani intrecciate, e ancora lei vedeva e lui sentiva.

-------- ------------ ------------- ------------ ------ - ------------------- ------------- -------

[Manca del testo, nota dell'autore, o N.d.A. se preferite, ma fatto sta che ancora non me la sento di rinchiudere in uno "svolgimento" 'sti due personaggi. Gli ho dato un inizio, li ho fatti incontrare e senza nessssi logici li ho uniti, ho addirittura pensato una fine, ma non chiedetemi come sia andata da qui in poi, perchè da quando sono usciti dalle pagine di un quadernetto bianco per finire nell'infinito delle storie possibili li ho un po' persi di vista, o forse, più probabilmente, non so ancora scrivergli un motivo. Dunque, sapendo più o meno come va a finire, in qualche modo vi ci devo portare lo stesso, e allora qui l'inesperto autore deve lasciare spazio a te, o lettore, per colmare una fantasticamente colmabile lacuna nella quale tristemente, per volere o per sfortuna, per battaglia o per amore, si disgiungono le mani dei nostri due, e come uno sentiva e l'altra vedeva, uno torna a non sentire e l'altra torna a non vedere.]

----- --------- ------------------------- ------------ ------------- ------------------------ -----

E ogni notte, nel letto, si tengono stretti, e si danno la mano.

Uno non sente e l'altra non vede.

Ma fanno all'amore lo stesso.

Nessun commento:

Posta un commento