25/09/11

IL CIMITERO DELLE FARFALLE

Ho appena schiacciato tra le mani una farfalla. Una bella farfalla, non c'è che dire, con le ali dipinte di colori sgargianti in una simmetria sorprendente. Riflettendoci su, è come se questi insetti vivano in tensione mortale tra la bellezza che le tira da un lato ed il tempo dall'altro.
Ora sta sparendo nelle tubature del lavandino; mi ha pure lasciato sulle mani due macchioline bordò – non sapevo che il loro sangue avesse lo stesso colore del nostro. Mi dava fastidio, ecco tutto, ero qui in salotto a studiare e il suo ronzio mi era insopportabile; 'sta cretina non lo sapeva che entrando nelle case della gente si incorre a morte sicura?! Ben le sta; che sia da monito per altre eventuali disturbatrici!

Svolazzano freneticamente le farfalle, come forsennate, non si posano mai; vivranno un giorno solo, e forse inconsciamente già lo sanno: hanno fretta, e se si posano, lo fanno per alcuni istanti, che a loro appaiono un'eternità, poi ripartono subito, non volendo perder tempo, a conoscere il più possibile il mondo. Qualcuna morirà prematuramente, peccando d'inesperienza, forse schiacciata o in pasto ad un ragno; ma per l'esiguità della loro vita non potranno mai comunicarsi tra loro come evitare certi errori: nessuna mamma salverà il proprio figlio dall'orco.
Sono ingenue le farfalle, non commettono errori: vivono e muoiono per istinto, non per cultura.

AUTORE: PRF

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