21/09/11

PICCOLO PASSO SULLA BIODIVERSITA’



Quanto poco si sa del Minotauro! Che avesse un nome vero, Asterio, quasi non è preso in considerazione. Il fatto che la sua mostruosità fosse dovuta a un peccato commesso da sua madre, per il quale lui non aveva colpa, sembra non avere importanza. Invece tutto si conosce del suo Labirinto, e ancora di più affascina lo scontro tra lui e Teseo, l'eroe mandato a sconfiggerlo. E questo è il racconto di come andò il combattimento, l'incontro, la sfida tra il bello e la bestia.

In pratica un

PICCOLO PASSO SULLA BIODIVERSITA’

“Non saprei dire da quanto tempo stavo vagando nel labirinto. Dedalo aveva fatto davvero un buon lavoro, il palazzo di Cnosso era un luogo irreale, dove si perdeva ogni concezione di spazio e tempo. Potevano essere giorni, mesi, anni, vite che mi trovavo là dentro… L’incontro arrivò quasi per caso: mi era già capitato di sentire quella bestia assetata del mio sangue respirare di là da una parete, in quelle occasioni il mio cuore aveva cominciato a battere, sempre più forte, sempre più forte, un tamburo di guerra che mi rimbombava nel petto… Non sapevo se anche lui mi avesse sentito, il suo respiro era rumoroso, affannato, ansimava per l’emozione dello scontro imminente; io invece mi muovevo elegante, anche quando le vene pulsavano per l’adrenalina il mio respiro era regolare. Del resto, mi era già capitato di combattere mostri come lui: ero sempre uscito vincitore dagli scontri senza nemmeno impegnarmi, a volte mi divertivo persino a battermi senza usare le mani, così, per gioco… No, era inutile ingannarsi, stavolta sarebbe stato diverso, una strana sensazione pervadeva il mio nobile spirito: quello che mi aspettava sarebbe stato il mio ultimo combattimento, l’avversario era troppo forte, ed avevo la netta sensazione che qualcuno mi avrebbe tradito… Avevo letto molte storie su quella bestia, si divertiva ad uccidere, combatteva per divertimento…ma del resto non facevo io lo stesso? Forse noi due non eravamo così diversi, dopo tutto… Forse avevo ancora una speranza di vittoria. Senza dubbio avrei combattuto con onore fino alla fine. Sarebbe stato il più grande dei duelli, degno di essere ricordato al fianco di quello avvenuto sotto le mura di Troia. Poco importava il vincitore, avrebbero scritto storie su di noi!

L’incontro capitò quasi per caso: ormai conoscevo bene il labirinto, e avrei giurato che quello fosse un vicolo cieco; invece seguendo lungo il muro il suo odore (un odore forte, di legno, di sangue rappreso, di sudore e paura, misti ad un odore familiare che non riconobbi subito) ci ritrovammo finalmente faccia a faccia. Non fu uno scontro leale: io ero un combattente valoroso, ma lui sembrava non conoscere regole… Non fu uno scontro leale… Schivai con facilità il suo primo colpo, credevo di essere molto più veloce di lui, e mi portai dalla parte opposta del corridoio per tentare una carica. Ma avevo sottovalutato il mio avversario, non ebbi il tempo di girarmi che lui mi fu addosso, ringhiante, con la bava alla bocca, bestemmiando il mio nome. Vacillai un momento per la paura, e solo un attimo prima che vibrasse il colpo riuscii a vederlo bene. Era davvero mostruoso: ci assomigliavamo nel corpo, ma la sua testa era orrenda, minuscola, senza corna, coperta solo da pochi peli biondi; la sua pelle non era spessa, i suoi occhi non brillavano della luce che splendeva nei miei, eppure aveva sconfitto Asterione, il grande.

Ero sconfitto, ma il mio Labirinto mi avrebbe vendicato: non ritroverai la strada, Teseo!

Solo mentre il mio cranio si fracassava sotto il colpo potente della sua mazza colsi il bagliore dorato nella sua mano: da lì veniva l’odore così familiare, l’odore di mia sorella Arianna.”

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