Nel 2011 andava di moda pensare che il Mondo sarebbe finito il 21 dicembre del 2012. Lo dicevano i Maya, Roberto Giacobbo, i complottisti, i giapponesi, Hannah Montana, il tenero Gigione, alcuni esponenti dell’Udc e l’impiegato delle poste, quello con il riporto, gli occhiali spessi e l’alitosi. All’epoca pensavo che anche il Papa fosse un po’ preoccupato, ma con mio grande dispiacere non fece mai outing.
Il 21 dicembre del 2012 arrivò, e non accadde nulla. Ci furono un paio di morti in una sparatoria a Napoli, un omicidio-suicidio nel padovano, un allarme bomba a Parigi e qualche buffa caduta dalle scale nel resto del mondo. Per il resto, tutto procedeva normalmente: le solite guerre, le solite polemiche sul debito pubblico, le solite schermaglie televisive, le solite risse nei bar londinesi. Il Mondo tirò un sospiro di solievo, Giacobbo cambiò mestiere (per un paio di mesi allenò la Sampdoria, ma venne esonerato e si diede all’import-export) e Vasco ricominciò a postare i suoi dannati “clippini” su Facebook. Passarono Natale, Capodanno, l’Epifania e persino il 17 marzo, quando alcuni scienziati e antropologi polacchi fecero una sconvolgente scoperta: la profezia dei Maya era stata tradotta male, molto male. Il testo originale, tradotto correttamente, era estremamente sibillino: “Il 21 aprile del 2013 la Svizzera invaderà l’Europa e instaurerà un regime di terrore e morte, riportando il Vecchio continente al Medioevo”.
Alla notizia seguirono le imbarazzate scuse degli elvetici: il presidente della confederazione si premurò di rassicurare gli amici europei con un discorso in diretta sulla Bbc: “Noi svizzeri siamo persone per bene, non abbiamo nessuna intenzione di invadervi. Il nostro esercito è composto da capre, mucche e da quei pagliacci che fanno la guardia al Papa, credete davvero che potremmo attaccarvi?”. Tutto sarebbe andato per il meglio, se non fosse per la bizzarra abitudine degli elvetici di ricorrere ai referendum per qualsiasi cazzata. Fu così che un parlamentare ticinese propose di far scegliere al popolo: come si sarebbe dovuto comportare il Paese riguardo alla profezia? L’animo guerresco e tutt’altro che pacifico degli svizzeri si rivelò allora al pianeta in tutta la sua schiacciante forza numerica: il 98,7 per cento degli elettori si espresse per un immediato attacco all’Europa, mentre il rimanente 2,3 per cento si limitò a disegnare una svastica sulla scheda.
Il giorno seguente misteriosi camion targati Iran e Corea del Nord, con una misteriosissima scritta sul fianco (ATOMIC BOMB INSIDE, PLEASE DO NOT TOUCH) furono avvistati dalle parti di Como, diretti a Lugano. La mattina del 21 aprile le maggiori città europee furono spazzate via da devastanti esplosioni nucleari, e milioni di mucche pezzate e di bionde contadine con le trecce, armate fino ai denti, occuparono l’intero continente. L’Europa si arrese immediatamente, ed entrò a far parte della Confederazione come Canton Europa. L’occupazione durò sedici anni: sedici anni di cioccolato, città ordinate, prati ben curati, regole rigide,treni in orario e mucche in ogni dove. UN INCUBO! Fortunatamente e finalmente gli europei si ricordarono che, essendo diventati a tutti gli effetti cittadini elvetici, avevano in pugno l’arma più devastante dell’umanità, il ricorso al referendum. Si andò a votare, di nuovo, e circa trecento milioni di cittadini chiesero ed ottennero la separazione dalla Confederazione. Fu un giorno di festa per il popolo europeo, e una sconfitta morale per la Svizzera, che per ripicca fu circondata da una muraglia di sterco di vacca progettata da Renzo Piano.
Questa è la storia di quello che accadde tra il 2013 e il 2029, gli anni più noiosi della mia vita. Che cosa mi ha insegnato quello che è successo? Niente, a parte che il referendum è un’arma a doppio taglio, che le vacche puzzano e che è meglio non fidarsi delle apparenze.
P.s.: Questo racconto è dedicato al popolo svizzero, a cui voglio molto bene. Se aveste intenzione di invaderci, sappiate che io sono con voi! Un abbraccio dal vostro amico ed estimatore italiano
AUTORE: SPECK
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