08/12/10

Matrioshka

"Accade invariabilmente
che il punto di partenza
della saggezza sia la
paura"
DE UNAMUNO


I.

Si passeggia per le strade, nei primi giorni appena ci si trasferisce in un posto. C'é bisogno, innanzitutto, di individuare tutti quei luoghi che possano soddisfare le necessitá primarie: il supermercato piú economico, la banca, la posta, il negozio di strumenti musicali, la pizzeria... Tutto é nuovo e ci si vuole abituare agli accostamenti di colori, agli odori; renderselo familiare, farci parte e venirne accolti. I difetti non vengono percepiti subito, tutto é ancora appannato dalla sorpresa, dalla novitá. Piú acuto é lo sguardo prima si riesce a mettere a fuoco, ad abituare la retina. Per chi viaggia – ma nel senso pieno del termine, trasferendosi, vivendo il luogo davvero – é bene iniziare subito a familiarizzare con il nuovo ambiente. Al contrario, il turista guarda e passa, é solo un povero voyeur che scappa quando dal prostibolo gli si tende la mano per coinvolgerlo, per viltá e vergogna delle sue piú perverse fantasie. Uno deve sentirsi a casa per vivere tranquillamente: anche se con qualche timore, si esplorano molti vicoli, scoprendo scorciatoie sudice, incontrando bettole con il loro vomito di relitti umani sulla strada, alimentari, barbieri rigorosamente asiatici delle ex-colonie. Si va avanti per curiositá, un istinto piú forte della paura. Sono le opinioni che caricano a dismisura il cazzottone in piena faccia che si riceve dalla paura. Avevo preso casa in una cittadina persa tra le rosse rocce di Scozia. Il mio lavoro era a Glasgow e ogni fredda mattina prendevo il treno, che in una ventina di minuti mi portava nella metropoli. Nell'attesa del viaggio sfogliavo i tabloid gratuiti che trovavo sui sedili, che é ovvio che siano fatti apposta per svegliare i pendolari. E per sortire un effetto ottimale, le redazioni, da che mondo e mondo, mettono la cronaca nera in prima pagina. In una settimana di spostamenti, contai un numero schifosamente grande di notizie riguardo ad omicidi o processi per omicidi in corso di dibattimento, che vedevano coinvolti minorenni per almeno l'ottanta per cento dei casi in qualitá di carnefici, come per esempio quel ragazzo di diciotto anni, all'epoca dei fatti solo quindici, che in quei giorni attendeva la condanna definitiva per aver fracassato a piedi uniti il cranio di un cinquantenne, aggredito mentre questi aspettava un taxi. Oppure vari approfondimenti sulla distribuzione di armi bianche e da fuoco tra la gioventú britannica e su quali modelli inducessero per emulazione a tanta violenza espressa. Altre notizie potevano vertere sullo smodato consumo giovanile d'alcool: una volta spiccava, anch'esso in prima pagina, il caso di un ventiduenne malato cronico di cirrosi a cui era stato negato un trapianto di fegato, perché era un recidivo, e le autoritá sanitarie lo avevano surclassato nella classifica delle prioritá; o dello spaccio di eroina a liceali. Generazione turbolenta, insomma. Era facile fantasticare, poter supporre che le sale del pronto soccorso dell'ospedale centrale fossero delle macellerie o delle camere di spurgo industriale. Questa scorpacciata di down-town mi faceva uscire dal treno in qualche modo sconvolto. Iniziai a provare timore ad ogni angolo. Mi guardavo attorno furtivo, valutavo attentamente prima di agire: ai pub o in prossimitá di capannelli di ragazzini in tuta bianca e capelli rasati, cambiavo strada; seguivo la gente, dove c'erano piú occhi mi sentivo al sicuro; per raggiungere un luogo, l'itinerario si formulava tenendo presenti queste premesse, e si puó capire che razza di abitudine malsana avessi contratto. A lavoro alcuni colleghi, di quelli sadici, che godono nell'insinuare sottili trappole nella psiche del nuovo arrivato, mi raccontarono il modo in cui due colleghi erano stati assassinati qualche anno prima: uno da un gruppetto di NEDs, si dice solo per non aver dato una sigaretta, l'altro investito da una macchina in corsa; inoltre una cameriera della cafeteria era stata trovata dopo due giorni soffocata dal vomito nel suo letto, con accanto la figlioletta di un anno, spaventata ed affamata – questo era del tutto superfluo, ma tutto va nel calderone, tutto fa brodo!
Mentre camminavo per la via, le immagini di ferite, sangue, vomito e lerciume, fulminavano il mio campo visivo e il ritorno a casa mi diventava un'impresa. Un giorno, rientrando, trovai per terra, nell'ultima traversa prima di casa, degli occhiali da sole, che a prima vista mi eran parsi un sorcio morto: mi bloccai inorridito, poi i miei occhi notarono tutti i particolari della forma, che poco aveva a che fare con i contorni di un topo. Lí c'era un grande parallelepipedo posto in verticale, un condominio popolare, simbolo dell'assistenzialismo del governo scozzese alle famiglie "difficili". Sincerandomi dell'assenza di gente attorno a me, li raccolsi e li nascosi in tasca. Non mi azzardai mai ad indossarli, avevo sempre paura di essere scoperto dal legittimo proprietario, probabilmente un giovane teppistello.
Mi calmavo solo quando imboccavo le scale del verde palazzo di casa, inforcavo la chiava nell'uscio e piantavo i piedi sulla rossa moquette di casa. La mia vita era ancora salva, ora ero tra i miei affetti, tra i miei sapori: subito mettevo l'acqua a bollire, tagliuzzavo l'aglio, lavavo i peperoni. Cheto e satollo mi rullavo una sigaretta di tabacco e me ne andavo a letto, non pensando al calvario del giorno dopo.



II.

Eventi mutano, un fiume in piena, che tutto investe e trascina con sè. Sei totalmente impreparato, ma devi affrontarlo comunque.

"Saranno state circa le 9.15 quando ho aperto gli occhi... sí, nel sonno ho sentito un rumore, qualcosa, ma non ci ho fatto caso. Sai, magari qualche stoviglia scivolata dall'ammasso in equilibrio precario sul lavello, o uno stendino che, per il peso della roba stesa, si accascia su se stesso; non immaginavo minimamente che..."

Subentra la paura, strumento istintivo di autodifesa, che prende possesso del corpo, facendogli compiere le azioni piú impensabili. Salvandoci a volte la vita.
Iper-percezione della realtá: diventiamo piú sensibili, piú ricettivi e reattivi nei confronti dell'ambiente esterno.
Autoconservativa forza primordiale, che deriva dall'ignoranza, dal non sapere cosa c'é dietro, non poterlo prevedere. La scienza cos'é se non lo strumento per combattere tale mostro? E la religione lo fu prima di essa.

"No, guarda... sono stati tre giorni di merda. Solo oggi inizio a non sentire il bisogno di impugnare quella vecchia mazza da golf, che avevo trovato sul caminetto. Ad ogni rumore un sussulto, me li aspettavo nascosti nello sgabuzzino. A mente lucida, riconosco che il mio sia un atteggiamento esagerato. Direi esasperato. Che ci posso fare... c'ho il raschio!"

La paura diventa patologica. Al reiterarsi di avvenimenti a loro modo analogamente traumatici, la mente accusa il colpo.
Alterazione della realtá: lo stato passeggero che si manifesta con la "paura positiva" diventa stabile, immutabile, costante. Presentandosi certi parametri, ci si vede catapultare in un altro mondo, come inforcando degli occhiali 3D. Quel raschio: cicatrice che porta con se un passato di dolore. L'osso ricalcificato, quando cambia il tasso di umiditá nell'aria, ci rammenta che un giorno si ruppe. Razionalmente é tutto ingiustificato, ma la mente é ora in preda a convulsioni irrazionali. E lo sará anche in altre occasioni simili in futuro.

"E ora... continuare, anche se imbevuto di terrore? Mi sará difficile vivere. Mi sento sporco, devo lavarmi."

La paura che origina paura. Temere di avere il terrore di imboccare quelle verdi scale, di aprire la fragile porta e trovare tutto a soqquadro, di essere in casa e sentirsi sfondare l'uscio. Tutto insopportabile. Sapere che financo lí, nel piú privato, ci abbiano messo mani; l'immagine si fa nitida dinanzi: un bianco lindo di maiolica, insozzato da pedate fangose. Sporco e disagio le sensazioni.
Condizionamento della realtá ventura: io, soggetto affetto da questa patologia, mi proietto in un futuro distorto, solo scritto da questo mio stato mentale, apparentemente senza alcuna attinenza con il contingente. La presa di decisioni ne subisce il corrotto influsso. Questa paura é pari alla miopia: incalzante. La deformazione della retina rende questo disturbo rifrattivo non curabile, ma correggibile. E ritornano gli occhiali...
Solo che, quelli per la paura quali sono...??



III.

-Ma pensa sia grave?
-Si può anche porla sotto questa luce, non si offenda: é una matrioshka isterica.

Rantoli di fame. La mazza da golf che mi é tornata in mano. M'illudevo fosse finita. É stata solo per un po' in letargo.
Mah... devo cambiar aria. O aRea...

Caos Pt. II: due cavi scoperti, attaccati da un lato a un sintetizzatore; se toccati da piú mani, producono una sequenza semi-casuale di suoni dovuta all'aumentare della resistenza venutasi a creare all'interno del circuito sint-corpo umano.

Il preludio alla pazzZZZia passa per una fase di dipendenza da tutto ció che é piú deleterio: alcoOOl, droghe, insonnia. E la mente in costante movimento stimolata dalle fitte continue allo stomaco, perché nel turbinio ci si sCorda di mangiare.
Il terzo graDINo della paura sta per essere lasciato, p-p-ppper raggiunger,;>> -e il successivo.
Praaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaappilo.
Nurtwbyu ws dejdoe; n ed/;/log.dk andr paramsKMX THSM!
!.,: Esmavabz! bH...

Raggiunto.

...ahahahahahauuuuuuuuuuuuuuuuuaaaaaaaaaahh,
grrrh...
sigh, sob.



IV.

Sí, lavorava qui nel capannone blu, un mio dipendente. Impazzito, totalmente... un chitarrista sí, vinse pure un premio con una sua canzone a quelle garette di talento che organizzano ogni tanto quelli del social committee, sa... per alleviare un po' la pena ai dipendenti; organizzano anche gite, lotterie della fortuna, tornei sportivi, sono molto attivi. É importante lavorare in un contesto amichevole, dove si lascia spazio per il leisure-time, é da stimolo a far bene. E poi si cementifica il cameratismo, si forma una piccola famiglia. Mah... non lo so, era un tipo strano, molto stravagante. Divertente ma, escluso quell'altro pazzoide asociale francese con cui lo si vedeva sempre insieme, restava sempre sulle sue, non faceva gruppo nemmeno con i suoi connazionali. Da un po', mi diceva il suo team leader – sa io non lo conoscevo di persona... come riuscirei a ricordarmi di cinquecento dipendenti! –, era diventato paranoico riguardo la sicurezza: diceva che la Scozia era pericolosa, mbah... come tutti i posti del mondo, aggiungerei io. Ha subito anche un furto... ma queste boiate alla fine possono succedere, i mascalzoni sono internazionali, come i cinesi! Pian pianino 'sti stronzetti ti entrano pure nella City... Ripeto, non si sa molto, solo che sia impazzito. Ora l'hanno rinchiuso in un manicomio. Da non credere... dire che c'aveva una bella voce! Una volta si esibí con un chitarrone ingombrante, disse che era indiano; insieme ad un flautista e a un chitarrista svizzero che si spacciava per sardo, intonó una canzonetta dei Beatles... ricordo, lo ricordo, un vero peccato... Peró si sa, la pazzia ti puó prendere in qualunque momento. Certo, non viene a tutti: devi essere un tipo predisposto per questo genere di cose... io senza ombra di dubbio non lo diventerò mai. Troppo razionale: giá l'arte non la capisco piú di tanto, litigo sempre con mia moglie che vuole portarmi a vedere quelle recite di teatro... me lo lasci dire, noiosissime; io sono più per il folklore: birra e rugby, canti tradizionali e haggis. Ma sono estraneo a tutte le nevrosi di quest'uomo post-moderno. Siamo in un mondo dove non ci son guerre, c'é il pane per tutti, possiamo andare a scuola, crescere dei figli. E riusciamo anche a trovare un buon lavoro: qui non é male... Possiamo dunque realizzarci. Io tutte queste onde negative, tutta questa afflizione non la concepisco perché sono un ottimista. Mi rubano in casa? Pazienza, denuncio alla polizia e spero che li peschino, e intanto cambio la porta con una blindata. Ma la vita va avanti... dagli errori si impara e si mettono in pratica gli insegnamenti. Non va tutto in positivo, sia chiaro: oltre alle addizioni ci sono anche le sottrazioni, ma questa é la vita, tentare di incrementare il risultato... e i numeri sono infiniti, ci sono infinitá di risultati, come un'infinitá di procedimenti: puoi trovare scorciatoie come le moltiplicazioni, per esempio. Non importa cosa e come si faccia. Basta il risultato, basta che sia in positivo, che ci sia davanti il segno piú, anche se fosse solo un piú uno, o una frazione piú piccola. La vita é una somma. D'altronde ci sono molti studiosi che hanno ridotto tutto l'esistente a principi matematici, non c'é da stupirsi... Ma mi scusi se mi sono accalorato, dopotutto é stata lei a chiedermi di quel mio dipendente impazzito. Le stavo giusto dando la mia versione...

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